L’orgoglio di appartenere alla PA, la necessità di proseguire con le riforme, l’importanza di valorizzare il merito, il dialogo coi sindacati, lo smart working che può funzionare (ma a determinate condizioni). Il nuovo ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, interviene ai microfoni di “24 Mattino” su Radio24 e parla della sua idea di Pubblica amministrazione.
Proseguire con le riforme
“Cosa c’è da salvare del lavoro svolto da Renato Brunetta? Tutto”, ha commentato il ministro Zangrillo. “Renato Brunetta ha avviato una profonda riforma della Pa che contiene tutto quello che serve per farla diventare uno dei motori di sviluppo del nostro Paese: digitalizzazione, semplificazione. Non devono esserci tabù: bisogna abituare la Pa ad avere responsabilità sui risultati. Dobbiamo dimostrare di riuscire a valorizzare le persone”. Ed infatti la Pubblica amministrazione, come ogni organizzazione, “deve puntare a valorizzare il proprio capitale umano”.
Dimostrare la professionalità
“Lavorerò molto sull’orgoglio di appartenenza. Ho trovato persone di grande professionalità. E la vera sfida è dimostrare che questa professionalità c’è. Non mi illudo che sia semplice, ma la mia illusione è quella di riuscire a fare qualcosa di buono anche qui. In questi primi due giorni sono stato al ministero – ha aggiunto il ministro Zangrillo – e ho trovato persone molto appassionate. La mia sfida è far vedere che questa passione c’è nella Pubblica amministrazione”.
Dialogo coi sindacati
Nell’intervista Zangrillo ribadisce l’importanza del dialogo coi sindacati. “Sono convinto che lo scontro non porti mai nulla di buono. Ci deve essere un dialogo, in alcuni momenti può diventare anche un dialogo acceso, però il mio sforzo sarà quello di far comprendere che le proposte che faccio sono intese a migliorare il contesto nel quale viviamo. Io non penso che il sindacato sia contrario al pensiero di premiare il merito perché ne va a vantaggio dei dipendenti”.
Sì allo Smart working, ma verificare i risultati
“Durante la pandemia il numero di lavoratori in smart working è passato da 500mila a 5 milioni, è uno strumento che può funzionare e rinunciarvi significherebbe dire che la Pubblica amministrazione è diversa”. Ma il ministro intende verificare con quali modalità usare lo strumento. Il lavoro agile presuppone infatti un cambio di paradigma, perché si passa da una logica di controllo a una di verifica dei risultati. Ci vuole quindi maturità.
“Se il sindacato, giustamente, rivendica la possibilità di avere lo smart working, bisogna che sia consapevole del fatto che lo smart working si può fare a determinate condizioni”, ha concluso.
- L’intervista integrale