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sabato, Novembre 23, 2024
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You are your brand: il nuovo libro di Andrea Di Maso

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Il 15 Dicembre esce il nuovo libro di Andrea Di Maso, You are your brand, un libro che parla di comunicazione e marketing, sopratutto dell’importanza del personal branding. Non è il solito manuale, non è il solito coaching su come raggiungere migliaia di follower in tempi record. È un libro che parla di persone per le persone e dell’importanza di conoscere se stessi (con i propri limiti) per comunicare in modo autentico ed originale la nostra versione migliore.

Sicuramente un regalo intelligente, diverso, originale da far trovare ai nostri amici sotto l’albero di natale.

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Andrea Di Maso, imprenditore, Ceo di Fragola company e Vice presidente vicario dell’Ascoli Calcio, ci racconta il suo nuovo libro così..

You are your brand, un libro sul personal branding. Quanto è importante il personal branding oggi?

Premetto che non è il solito libro sulla programmazione neurolinguistica o sul coaching motivazionale mirato a fare esplodere le potenzialità che ci sono in noi o il nostro sviluppo personale. Mi sarebbe piaciuto introdurre questo volume con un tono solenne del tipo “La guida definitiva per scoprire il potere che c’è in te!”, ma non sono un life coach e neanche un formatore. Sono un imprenditore e manager d’azienda. Ripeto “sono” e non mi limito soltanto a “fare” l’imprenditore e il manager. “Essere” imprenditore significa, innanzitutto, progettare la propria vita, prenderne le redini e non limitarsi a vivere nell’ombra della vita di qualcun altro. Quello che propongo non è nemmeno il tipico manuale che spiega, con leziosità accademica, come “fare impresa” o come fare “personal branding”. Per questo esistono già fin troppi libri. Il personal branding oggi è fondamentale! Basta pensare a Giovanni Rana, Ennio Doris o Flavio Briatore.

Comunicare se stessi, quanto è importante?

Il nostro comportamento nei confronti degli altri è dettato dalle nostre sensazioni, quindi le percezioni hanno un ruolo fondamentale nella comunicazione interpersonale. Gli esseri umani non sono delle isole e per riuscire nella vita hanno bisogno anche dell’aiuto degli altri. Non c’è mai stato nessuno che abbia avuto successo senza che qualcun avesse creduto in lui. Siamo tutti interdipendenti e il nostro atteggiamento con gli altri determina il loro atteggiamento nei nostri confronti. In questo contesto diventa fondamentale costruire un’immagine ben precisa di noi. Un vero e proprio personaggio. Nel mondo del lavoro ritengo fondamentale una strategia di personal branding attraverso cui vendere noi stessi.

Da cosa nasce l’idea di you are your brand?

You are your rand

Noi siamo un Brand e come tale dobbiamo considerarci. Il brand, o il marchio commerciale, è una risorsa importantissima per la creazione di valore. È il segno distintivo, quello che maggiormente è in grado di comunicare la “mission” e di legarne prodotti e servizi. Pertanto, la definizione del nome che vogliamo dare alla nostra impresa o a noi stessi, insieme al logo e alla nostra immagine, è un’attività faticosa che richiede il suo tempo di elaborazione. Non possiamo trascurare l’abito con cui la nostra impresa personale si presenterà.

Curare l’immagine e sviluppare bene il brand significa garantirsi un vantaggio competitivo enorme che si traduce nella capacità dell’azienda o del personaggio di essere riconosciuta.

Il marchio ha una funzione suggestiva ed evocativa, attiene all’immagine e alla reputazione, ed in questo senso è una risorsa aziendale di tipo intangibile. In alcuni casi, la marca costituisce uno degli elementi fondamentali nel valore complessivo dell’offerta, influendo anche sulla formazione del prezzo di un prodotto. Si tratta di un valore “percepito” più che “reale”. Un esempio è il brand Apple che ormai fa parte dell’immaginario collettivo. Tuttavia, non sempre gli imprenditori investono sul proprio marchio personale. L’identità aziendale di molte imprese si confonde con la carta d’identità del titolare. Se una piccola azienda vuole ragionare da grande deve innanzitutto costruirsi una reputazione e qualcuno deve metterci la faccia.

Noi siamo le nostre skills, cosa consiglia alle nuove generazioni per affinare le proprie abilità?

Nella realtà imprenditoriale “visione” e “azione” si incontrano e l’essere umano è considerato nel suo triplice aspetto del “pensare”, del “sentire” e “dell’agire”. Ogni individuo, infatti, pensa, sente e agisce, ma non sempre queste caratteristiche si manifestano in modo equilibrato e integrato. Si tratta di capire in quale di queste eccelliamo e in quale siamo più carenti. Scoprirlo significa crearsi un’opportunità.

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Per superare un ostacolo bisogna innanzitutto vederlo. Ci sono persone che dispongono della “conoscenza” e altre che possiedono la capacità del “saper fare”, ma per realizzare un sogno o un progetto, il “sapere” e “l’azione” devono integrarsi. I sogni mettono le radici nella realtà, ma se non vengono nutrite con costanza e perseveranza tenderanno a seccarsi e difficilmente vedremo crescere il frutto del nostro sogno. A compensare queste due forze antitetiche -il “pensare” e l’“agire”- vi è il “sentire”. Il sentimento, al pari dell’emozione, è la forza propulsiva che ci mette in moto, che ci permette di avanzare, di agire. Senza sentimento non c’è movimento, non c’è trasformazione dell’inerzia in moto, del sogno in realtà.

L’imprenditorialità è, quindi, uno stato mentale che si nutre con i nostri pensieri, che ha radici nella nostra forza emotiva e che prende la forma delle nostre azioni. L’imprenditore può essere paragonato a un sognatore che decide di mettersi in viaggio. In questo senso è attivo, non rimane confinato nel mondo dei sogni. Intraprende un cammino consapevole del fatto che in questo percorso incontrerà problemi e difficoltà, ma accetta il rischio sapendo che è l’unico modo per crearsi l’opportunità di concretizzare il proprio sogno. La differenza tra un sognatore e un imprenditore è proprio questa, sta nell’azione che l’imprenditore considera determinante per poter rafforzare le proprie intuizioni e conferirgli solidità.

Parliamo di comunicazione di marketing nell’era della pandemia, quanto pesano le scelte “stilistiche” ad oggi?

Nel mio caso specifico, io non ho inventato niente. Ho solo preso dei prodotti rinnovandoli. Ho creato un nuovo modo di fare comunicazione e ho voluto sempre dare il mio imprinting. Mi concentro su un marchio e un nome vincente. Sin dai primi passi ho iniziato a curare tutti gli aspetti della comunicazione e del marketing per far conoscere il marchio che volevo vendere. Per fare questo mi sono semplicemente dovuto limitare a trasferire il mio “modo di essere” al mio progetto. I miei brand parlano sempre di me, della mia cura per i dettagli, dell’importanza dell’immagine. Oggi più che mai per essere competitivi dobbiamo uscire dagli schemi e ragionare “out of the box” in quanto alle scelte stilistiche.

Come si è evoluta la Brand identity nel mondo dello sport, sopratutto nel calcio?

Lo sport è una perfetta metafora di vita. È veicolo di buone pratiche, ha elevati standard formativi, trasmette la cultura delle regole, il rispetto dell’ambiente e dell’avversario. Riassume in sè una tradizione, una cultura e uno “stile di vita” che possono essere veicolate all’interno delle aziende. Lo sport offre una rappresentazione simbolica molto suggestiva poiché si basa su alti ideali come lo spirito di squadra, l’affiatamento, la collaborazione, la lealtà, l’equità, l’entusiasmo, il rispetto per gli avversari e l’osservanza delle regole. Ideali che possono essere recuperati e diffusi nel nostro lavoro quotidiano.

L’appeal potenziale che ci offre lo sport è comunque vastissimo. Esso è anche promotore di progresso e innovazione poiché interagisce con una serie di settori sociali quali ambiente, turismo, salute, benessere divenendo così un importante strumento di marketing e comunicazione promozionale. Sono sempre più numerose le aziende che investono sull’immagine e sull’identità trasmesse dallo sport per allargare le loro dimensioni pubblicitarie e creare nuove possibilità di investimento. Il calcio di oggi è passato da un modello tradizionale a innovativo. Lo sport del calcio in particolare sta diventando sempre di più intrattenimento.

Che relazione hai avuto con le persone incontrate nel tuo lavoro? Vi sono persone che nell’esperienza lavorativa ti sono state di riferimento?

Andrea Di Maso

Intrecciare rapporti umani significa avere la possibilità di imparare, condividere, confrontarsi, scoprire, conoscere, affidarsi, delegare. Il successo di un imprenditore o manager, quindi, dipende molto anche da come riesce a relazionarsi con gli altri, dalle persone che incontra, dai rapporti che instaura con i propri dipendenti e collaboratori, dalle sue pubbliche relazioni, dal marketing e dal saper promuovere la propria azienda. Ho avuti molti punti di riferimento, ho osservato, ho imparato e ho cercato sempre di cogliere il meglio delle persone che ho apprezzato umanamente e professionalmente.

All’interno del libro you are your brand ci sono diversi case studies, qual è il brand o la persona che ritiene più connessa con l’affermazione: Tu sei le tue abilità, le tue attitudini, le tue esperienze?

Senza dubbio Flavio Briatore

Quale sarà la comunicazione del futuro? 

La comunicazione digitale e i social media. Per il 37,5% dei comunicatori, l’importanza di adattarsi all’evoluzione del web e dei social media è il secondo argomento più determinante nel futuro. Ma non solo, il 90,4% considera i social media come Facebook e Twitter il canale principale per comunicare con il proprio pubblico o con gli stakeholder. Ma è fondamentale capire l’importanza del “come” stare su questi canali. Dal sondaggio appare chiaro che nonostante questo grande risalto, i media tradizionali sono lontani dall’essere poco influenti. Anzi, nuovi e vecchi media devono essere utilizzati in modo complementare, così da poter avere un risultato migliore, visto che soprattutto le media relations con quotidiani e magazine tradizionali risultano ancora fondamentali.

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