Stefano Tronelli, presidente di Tron Group Holding, azienda leader nel guidare ed individuare nuove opportunità di business, ha risposto alle nostre domande.
Qualche info su Tron Group holding:
Tron Group Holding collabora con oltre 60 Partner all’avanguardia in diversi settori, nella produzione e nella tecnologia, per offrire i migliori servizi e le più avanzate soluzioni tecnologiche.
Guida i propri partner attraverso la crescita commerciale operando sia a livello nazionale che internazionale. Grazie alla sua vasta rete di aziende seleziona idee imprenditoriali e startup e ne supporta lo sviluppo attraverso un percorso di accelerazione realizzato utilizzando know how, network e competenze imprenditoriali.
Meglio essere temuti o rispettati?
Non ho mai ritenuto che il rispetto si ottenga con il timore. In azienda la leadership ha radici profonde. I collaboratori così come i soci ti devono amare per ciò che sei eticamente e per ciò che fai per la crescita e lo sviluppo dell’azienda ergo, non ritengo che il timore possa produrre un mood lavorativo indispensabile al successo aziendale.
Cosa significa per lei fare impresa al tempo del coronavirus?
Il Coronavirus ha aperto grandi prospettive così come ne ha cassate altre. Ritengo che il modello di business del ventesimo secolo debba cambiare approccio. Ogni realtà imprenditoriale, per quanto possibile, dovrebbe cercare “camaleonticamente” di cavalcare i differenti momenti che si presentano.
Le aziende poco attente agli aspetti commerciali ed alla fantasia, che spesso l’imprevisto ci riserva, perdono chance qualora non riescano a trasformare un evento negativo con nuove possibilità di business. La nostra azienda, ad esempio, proprio nel periodo Covid-19, ha aperto una divisone DPI.
Oggi distribuiamo dispositivi per la protezione individuale e collettiva per la lotta al Covid, riservando ai Partner infiniti vantaggi. Comprendo bene le difficoltà dei piccoli artigiani e di tutta la filiera dei servizi al pubblico (chiusi per mesi). Purtroppo le esigenze della globalità devono essere interpretate e cavalcate. Ogni accadimento straordinario dovrebbe far riflettere ed aiutare le imprese a trasformare la loro modalità di fare impresa.
Attualmente, la commercializzazione di beni ha una strada segnata; la Piattaforma Amazon fagociterà ogni media o grande distribuzione organizzata. I sopravvissuti di questo epocale cambiamento saranno i produttori di successo. I settori nei quali l’Italia è leader nel Mondo, quali l’artigianato, la moda, il mobile, i gioielli e così via, saranno gli unici superstiti di questa nuova Era.
Qual è il suo più grande sogno?
Francamente l’unico vero sogno è di restare in salute più a lungo possibile. Ho una mia cultura di vita ed una età che mi permette di tirare le somme. Come imprenditore mi ritengo soddisfatto. Sono partito da meno 5! Non ho avuto eredità e non ho potuto contare su nessuno se non sulla mia voglia di famiglia e benessere. Oggi vedo le cose esattamente come quando non le avevo. Non ho mai cambiato il mio approccio con i miei affetti e sono restato sempre a disposizione degli amici. La cosa più importante? Mi sono sempre divertito e mi diverto ancora, amo il mio lavoro, mi alzo contento al mattino, sono uno di quella generazione che è convinta che il mattino ha l’oro in Bocca.
Qual è la sua proprietà preferita nel Monopoli e perché?
Sul Monopoli mi prende in castagna, i miei 6/15 anni della prima infanzia li ho passati in Collegio. Li era tollerato. Il calcio, la Box, il Ping Pong e il calcio balilla e fine del film. Appena ho iniziato il primo anno ragioneria già lavoravo al pomeriggio, vendevo abiti sportivi in un negozio di un amico. Insomma il Monopoli mi è mancato, ma non si sa mai, magari appena andrò in pensione tra una 50ina di anni ne comprerò uno….
Mi racconti di quando aveva sette/otto anni, chi voleva essere?
Nei miei primi anni di scuola volevo fare il calciatore. Amavo i grandi del tempo. Con i pochi risparmi mi regalavo le introvabili Panini (facevo l’album per dirla semplice). All’epoca le modalità per procurarsi la figurina del calciatore mancante erano varie: lotta, gare di corsa, si giocava a batti muro e quando la posta era alta ci si sfidava in ogni azione fisica. Da piccolo lo sport ed il movimento erano tutto ciò che ci distingueva dagli altri nonché l’unico modo che ci dava luce era lo studio e lo sport, nel primo zoppicavo ma nel secondo ero un fenomeno.
Cosa sono per lei il lavoro, il talento e la passione?
Le tre meraviglie da lei nominate nella domanda sono il sale della vita. Nulla di grande potrà mai nascere senza passione. Nulla si costruisce senza il lavoro e nulla diventa eccellenza senza talento….non credo che si possa aggiungere altro…
Pensa che questi fattori abbiano influito sullo sviluppo della sua carriera?
Si, ritengo che senza uno di questi 3 fattori non sarei mai riuscito a diventare quel poco che sono oggi. La misura di impresa, a mio giudizio, va fatta sul modello di impresa e sull’autonomia di chi la pratica. Io ho sempre sognato di poter contare su uno staff che mi aiutasse a scegliere le strade migliori. Oggi – con molta fatica – insieme ad amici di vecchia data, soci fedeli, collaboratori capaci e con la giusta clientela abbiamo raggiunto una buona reputazione. I nostri clienti sono multinazionali, medie e grandi aziende italiane leader nei loro settori. La scelta dei clienti nasce sulle relazioni personali e sul feeling che ne determina l’intesa. Normalmente la nostra azienda non collabora con terzi se questi punti fermi non sono presenti.
Ha rinunciato a qualcosa per seguire la sua passione?
Direi di no, l’unica cosa che mi è mancata nei primi 7/8 anni di attività sono stati i figli e la famiglia. 30 anni fa’ operavo nel settore della sicurezza. Il gruppo per il quale lavoravo, essendo presente in più regioni, mi portava ad essere sempre in giro e, purtroppo, mi ha trasformato in un papà presente solo nei week end. Quindi la mia assenza mi ha impedito di godermi i miei ragazzi durante le attività sportive oppure supportarli o consolarli alle prime delusioni che la vita riserva a tutti. Fortunatamente ho sposato una brava mamma e i ragazzi hanno goduto di tanto affetto da parte degli zii sempre presenti. Comunque si, la mia famiglia è l’unica cosa che mi è molto mancata.
Saprebbe dirci qual è stato il momento più soddisfacente del suo lavoro?
La soddisfazione per il lavoro nasce ogni qualvolta vedo i bilanci in positivo. In quel momento capisco che abbiamo operato bene. Quando hai molti dipendenti hai una sola mission: non fargli mancare nulla e non saltare mai il loro meritato stipendio. Queste sono soddisfazioni! Sapere e vedere che tanta gente grazie alle tue idee, alle tue intuizioni e alla tua impresa possono crescere i loro bimbi, farsi le vacanze e, magari, anche comprare la casa dei loro sogni… mi riempie il cuore di gioia! Tutto il resto conta il giusto.
Nella vita – come sappiamo bene – siamo tutti di passaggio e nessuno conosce la data della propria fermata. Il lavoro serve per vivere e per far vivere, quando si ha ben chiaro questo concetto ritengo che il più è cosa fatta.
Se dovesse assumere qualcuno cercherebbe più il talento, la passione o entrambe?
Diciamo che non credo sia sufficiente il talento e la passione nella scelta di un collaboratore. Entrambe sono il sale della vita ma per lavorare in un gruppo occorre la visone di squadra e la voglia di condividere le azioni. Ovviamente, poi, la scelta varia a secondo del ruolo/funzione oggetto della ricerca.
Se si ricerca un commerciale mi aspetto che abbia certe caratteristiche. Se si ricerca un amministrativo mi aspetto altre caratteristiche e così via. Medesimo ragionamento per ogni casella che compone oggi la grande famiglia Tron.
Grazie per la sua pazienza, mi sono divertito nel raccontarmi.