mercoledì, Dicembre 25, 2024
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PTPR Lazio? causa dei problemi a comuni, imprese e sviluppo.

Luciano Ciocchetti

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La recente sentenza della Corte Costituzionale n.240/2020 sul conflitto di attribuzione tra enti (MIBACT vs Regione Lazio) sulla delibera n.26 del 4.01.2019 concernente l’approvazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) apre una serie di riflessioni importanti e necessarie su questo strumento di pianificazione paesaggistica del nostro territorio e sulla filosofia di redazione e di costruzione portata avanti in ben 23 anni dalla sua adozione.

A mio avviso proprio la filosofia di costruzione del PTPR del Lazio è la causa dei molteplici problemi creati a comuni, imprese e sviluppo del nostro territorio, senza oltretutto che si siano create le condizioni di vere tutele alle aree da preservare.

PTPR adottato con D.G.R.L. N.556 e n.1025 /2007

Il PTPR adottato con D.G.R.L. N.556 e n.1025 /2007 nasce mettendo insieme i vincoli dichiarativi (art.134c.1lett.a del codice dei beni culturali), quelli “ope legis” (art.134c.1lett.b) e quelli cosiddetti “tipizzati” (art.134 c.1lett.d), decisi autonomamente dalla Regione, che hanno portato a vincolare oltre il 70% dell’intera superficie del Lazio. Primo errore storico compiuto nel 2007 e nel 2008, con l’approvazione della legge regionale 24/98 che approvò per legge tutti i PTP (a parte quello dell’Appia Antica), fu quello di creare un piano che di fatto vincolava tutto il territorio regionale tra disposizioni prescrittive e di indirizzo, mettendo oltretutto i vincoli “per legge” sullo stesso piano dei vincoli decisi autonomamente dalla Regione.

PTPR: conflitto di interessi

Nel 2007/2008 il Presidente della Regione Lazio era Piero Marrazzo e l’assessore che propose il PTPR e la legge 24/98 era Salvatore Bonadonna, mentre l’estensore tecnico fu il dirigente della direzione urbanistica Dr. Iacovone. Con questa filosofia sbagliata fin dall’inizio si è ingenerato da subito un conflitto di interessi diversi, consegnando di fatto in mano alle Soprintendenze un potere anche su aree non tutelate in forza di legge. Precisiamo che ai vincoli sopra descritti occorre aggiungere le aree dei parchi e delle aree naturali protette e le aree sottoposte a uso civico.

Il complesso di questi vincoli, tra quelli previsti in forza di leggi nazionali e regionali e quelli aggiunti dall’adozione del PTPR con autonoma decisione della Regione Lazio nel 2007, hanno fatto sì che il territorio del Lazio fosse vincolato quasi all’80% dell’intera superficie. Altro problema serio è che il PTPR è stato redatto prima e poi adottato nel 2007 sulla base della carta tecnica regionale, utilizzando le informazioni relative all’utilizzazione del territorio della C.U.S. (Carta dell’Uso del Suolo Regionale) adottata nell’anno 2000.

La pianificazione del paesaggio che si è tradotta nella TAV “A”

La pianificazione del paesaggio che si è tradotta nella TAV “A”, trascorsi 13 anni dalla sua adozione, risulta assolutamente non più rispondente alle modifiche intervenute con le trasformazioni urbanistiche che i territori hanno subìto a seguito dell’attuazione in conformità con gli strumenti urbanistici vigenti ma anche in variante. Quindi oggi la fotografia del territorio del Lazio è totalmente diversa da quella di 13 anni fa, o addirittura di 20 anni fa. Molti vincoli posti all’epoca sono ormai non più corrispondenti alle trasformazioni effettuate in questi ultimi anni.

Che senso ha mantenere, per esempio, le previsioni di un “paesaggio naturale” o di un “paesaggio agrario” in un territorio ormai trasformato? Sarebbe necessario aggiornare la  C.U.S., indispensabile per riscontrare le tutele esercitate e riportate nella tavola B del PTPR. Questo aggiornamento è necessario per fare una fotografia reale del territorio e rendere, quindi, i vincoli cogenti e reali, in modo da tutelare davvero i territori  da vincolare in modo serio e forte, graduando in maniera diversa secondo la realtà territoriale.

PTPR: l percorso seguito

Altro tema molto importante da affrontare è il percorso seguito in questi ultimi 13 anni nel confronto con i territori (tra comuni e privati sono arrivate 20.000 osservazioni al PTPR adottato), il MIBACT e le varie Soprintendenze. Confronti difficili e complicati proprio per come fu redatto il PTPR.

PTPR: adottato senza un confronto

Con i comuni e i privati perché il PTPR fu adottato senza un confronto serio di lettura del territorio dal vivo e su carte vecchie e superate. Con il MIBACT e con le Soprintendenze perché con l’approvazione del decreto legislativo 22 gennaio 2004 n.42 ( Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) le stesse hanno pensato di poter comandare su tutto e anche sulle parti di competenza di regioni e comuni. Ricordo che lo Stato ha competenza esclusiva nella disciplina relativa alla tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, mentre la disciplina della valorizzazione dei beni culturali e ambientali sono oggetto di legislazione concorrente. 

La sentenza della Corte Costituzionale sopra richiamata ha bocciato la delibera di approvazione del PTPR perché non condiviso e non copianificato , come contestato dal MIBACT. Questo è stato possibile perché la Giunta Zingaretti e l’assessore Massimiliano Valeriani hanno fatto una scelta procedurale sbagliata, arrivando ad ingannare lo stesso Consiglio Regionale del Lazio.

Non hanno avuto il coraggio di aprire una vertenza con il Ministero nei tavoli di copianificazione, portando con forza le posizioni della Regione Lazio. Mentre su quei tavoli, dove hanno sottoscritto un’intesa, hanno accettato ogni idea del Ministero sia sul parere sulle osservazioni (circa 500 avevano pareri diversi tra Regione Lazio e Ministero, con la prima favorevole e il secondo contrario è chiaramente prevalso il parere del Ministero), sia sulla necessità di aggiornare la Carta dell’Uso del Suolo e sia, infine, sulle modifiche necessarie alle Norme Tecniche d’attuazione del PTPR.

Queste cose andavano poste nei tavoli politici e tecnici di copianificazione e condivisione. Invece sui quei tavoli i tecnici, nel silenzio della Giunta regionale, hanno ceduto ad ogni proposta del Ministero. E poi, invece, si è deciso di cambiare quanto ceduto sul tavolo di copianificazione in Consiglio Regionale aprendo così al conflitto d’attribuzione e all’annullamento della delibera di approvazione del PTPR. 

Giunta e Consiglio Regionale

Le tesi proposte dall’indirizzo politico di Giunta e Consiglio Regionale andavano difese con forza nelle sedi dove si definiva l’intesa attraverso, come dice la Corte Costituzionale, la copianificazione e la condivisione. Invece si è fatto esattamente il contrario. La Regione Lazio succube delle tesi del Ministero, non sui vincoli posti per legge ( competenza esclusiva dello Stato) ma su tutte le parti non definite “ope legis”.

Tutte queste cessioni di competenze proprie della Regione Lazio e dei comuni hanno portato il MIBACT a pretendere oggi di entrare anche in competenze che non ha né costituzionalmente, né legislativamente, e cioè sulle competenze urbanistiche che sono un potere regionale e su quelle edilizie che sono dei comuni.

La proposta che mi permetto di fare è che la Giunta Regionale apra un dibattito in Consiglio Regionale arrivando ad approvare un documento di indirizzo sulle cose che andrebbero modificate nel PTPR e, successivamente, con questo documento, aprire un confronto di copianificazione e condivisione con il MIBACT avendo chiarezza che il copianificare è condividere e non ci può essere una parte che prevale sull’altra. Se si approvasse l’intesa fatta con il MIBACT vorrebbe dire cedere su tutto e questo significherebbe voler rinunciare alle proprie responsabilità (forse meglio dire prerogative).

Luciano Ciocchetti

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