L’uomo è un essere vivente molto complesso e vi sono vari punti di vista da cui può essere studiato: biologico, psicologico, sociale, spirituale.
La scienza è partita dalla filosofia, come ricerca intellettuale della verità ed è approdata al metodo scientifico, basato su ipotesi e verifiche sperimentali, condivisibili dalla maggioranza degli studiosi. Essendo l’uomo così complesso è difficile applicare questo metodo, che invece è risultato molto utile nello studio della natura nei suoi aspetti fisici, chimici e biologici. Si è allora verificata una tendenza alla specializzazione degli studi nel tentativo di semplificare e suddividendo l’uomo in varie parti, ogni scienza ha approfondito un aspetto diverso con sue teorie e metodi propri.
La psicologia ha incontrato ancor più difficoltà, poiché la mente e il comportamento umano sono influenzati da molti fattori interni ed esterni, i quali risultano poco controllabili scientificamente. Come è noto si è sviluppata una medicina che separava i vari organi, il sistema nervoso e la mente, che invece sono tutti strettamente collegati. In seguito lo sviluppo della psicosomatica, che studia proprio l’influsso reciproco tra la psiche e il corpo, ha dimostrato questa unità ormai in modo chiaro per tutti. La stessa psicologia nel suo tentativo di diventare scientifica aveva adoperato modelli, quali l’animale e il computer, che non corrispondono alla specifica realtà umana e aveva concentrato l’attenzione su aspetti interni, inconsci, trascurandone altri.
Oggi assistiamo a un grande interesse verso la medicina naturale e la psicosomatica, tanto che in Italia si parla di oltre 9 milioni di persone, in costante aumento, che già si rivolgono a queste terapie ed è stato presentato un disegno di legge per regolamentare il settore, come avviene in altri paesi europei, essendo già attivi in molti ospedali italiani dei reparti di medicina naturale.
Una tendenza nuova e positiva è quella verso una integrazione delle scienze che recuperano così la visione globale dell’uomo che già gli antichi avevano. Anche all’interno della psicologia e della medicina si tende a rimettere insieme quelle parti che si erano separate per motivi di studio, ma che sono in continua interazione.
Inoltre la psicologia, la medicina, e la medicina naturale in particolare, possono integrarsi tra loro, rispondendo meglio alle necessità diagnostiche e terapeutiche della gente, ormai delusa dalla medicina tradizionale e da alcune forme di psicoterapia e psichiatria che consideravano poco l’unità corpo-mente.
Tecniche di Brain Imaging
L’applicazione di tecniche neuroradiologiche recenti, ‘brain imaging’ o ‘neuroimaging’, sempre più sofisticate, ha permesso di conoscere meglio la fisiologia cerebreale e del sistema nervoso e le anomalie cerebrali di rilevanza eziopatogenetica e prognostica nei vari disturbi mentali. In molti casi si è potuto ipotizzare o evidenziare i correlati anatomo-funzionali dell’attività mentale con questi metodi di visualizzazione cerebrale, dando così basi scientificamente fondate alle teorie psicologiche e neuropsicologiche.
Ciò ha portato anche ad un approccio integrato alla malattia mentale, con valutazione, se possibile, degli aspetti psicobiologici nell’etiopatogenesi e nel trattamento.
Sono evidenti infatti i limiti di una impostazione psicodinamica, anche se aggiornata, che non tenga conto delle scoperte delle neuroscienze e anche di un approccio clinico psicobiologico che svaluti la componente relazionale nel rapporto medico-paziente e in generale.
Purtroppo in alcuni casi i costi delle attrezzature usate in queste metodiche sono molto elevati e si riscontra ancora una scarsità di strutture disponibili, ciò rende difficile sul piano applicativo l’uso su larga scala di questi strumenti scientifici.
Principali tecniche di Brain Imaging
Tomografia assiale computerizzata (TAC)
La TAC si basa sulla ricostruzione al computer di immagini di sezioni corporee trasversali tramite la misurazione dell’assorbimento di raggi x da parte dei tessuti, con alta risoluzione e non eccessiva invasività. E’ oggi una delle tecniche più usate, sia nei disturbi psichiatrici funzionali (schizofrenie e disturbi affettivi, ecc.), che in quelli neurologici (lesioni cerebrali, infiammazioni, demenze, ecc.).
A volte i risultati però possono essere contraddittori, spesso per errori tecnici e metodologici, inoltre in certi casi altre tecniche, come la risonanza magnetica nucleare, possono risultare più utili e vantaggiose.
Risonanza magnetica nucleare (RMN)
La RMN si fonda sul fenomeno fisico dell’assorbimento di onde radio ad altissima frequenza da parte di nuclei atomici, protoni, sottoposti ad un campo magnetico stazionario: poiché i valori di assorbimento variano in funzione delle strutture chimiche vicine, essa ci dà informazioni sulla struttura molecolare di solidi e liquidi. Il campo magnetico agisce sulla fisiologia del tessuto, che poi tende a tornare alla normalità. Il modo in cui si verifica l’assorbimento viene misurato dal computer per costruire immagini delle strutture interne.
Introdotta in medicina negli anni ’80 è considerata relativamente poco invasive e ad alta risoluzione e consente di ottenere immagini chiare e dettagliate tramite sezioni in tutti i piani dello spazio. Rispetto alla TAC evita l’esposizione alle radiazioni e consente la visualizzazione di regioni encefaliche prima non evidenziabili come il corpo calloso, l’ippocampo, l’amigdala, ecc.
Risonanza magnetica funzionale (RMF)
Nel normale utilizzo clinico il segnale deriva principalmente dai protoni dell’acqua contenuta nei tessuti, quindi varia a seconda delle densità dei protoni. Le immagini cerebrali ottenute dalla risonanza magnetica funzionale riflettono i cambiamenti dell’ossigenazione del sangue provocati da stimoli esterni (emoglobina ossigenata o ridotta).
Tomografia computerizzata ad emissione di fotoni singoli (SPECT)
La SPECT è una ricostruzione computerizzata basata sul rilevamento e sulla localizzazione cerebrale di fotoni singoli (raggi gamma) emessi da radionuclidi iniettati all’interno e studia le variazione del flusso ematico cerebrale (CBF-cerebral blood flow). Si tratta di indici del metabolismo delle aree indagate e della loro integrità morfofunzionale. L’uso di queste tecniche ha permesso di registrare alterazioni funzionale della corteccia encefalica nelle principali malattie psichiche. Rispetto alla Tomografia ad emissione di positroni (PET), fornisce tuttavia immagini meno nitide.
Tomografia ad emissione di positroni (PET)
La PET è stata usata dagli anni ’70 usando radionuclidi che emettono positroni in modo da avere un’immagine tomografica accurata. Si inetta in vena la sostanza e poi si adoperano rilevatori: le immagini possono far rilevare sia i processi fisiologici che biochimici del metabolismo cerebrale. Si sfrutta qui il principio fisico per i positroni derivati da decadimento radioattivo dei nuclei atomici combinati agli elettroni tissutali danno luogo a due particelle gamma con la stessa energia ma in traiettorie opposte.
I rilevatori provvedono poi a individuare le particelle i dati sono poi eleborati al computer e visualizzati sul monitor. Ha costi molto elevati anche se con risultati di precisione e ricchezza di informazione e non si può usare in larga scala, ma per ora nella ricerca scientifica avanzata.
L’elettroecefalografia (EEG) non è in genere inclusa tra le tecniche di imaging, ma in realtà è ancora il solo metodo (con la MEG) in grado di osservare i processi di elaborazione neuronale in diretta con una misurazione dell’attività elettrica del cervello.
La MEG, Magnetoencefalografia, sfrutta il campo biomagnetico, sia pur piccolo, prodotto dall’attività elettrica cerebrale che passa attraverso i tessuti senza essere distorto, a differenza del segnale elettrico. Questo campo biomagnetico può essere rilevato attraverso un dispositivo molto sensibile.
In generale va precisato che tutte queste tecniche prendono in considerazione solo alcuni parametri non facilmente sovrapponibili e integrabili. In futuro si dovrà compiere questa integrazione per dare solide basi scientifiche alle teorie.