Il Ministro Stefano Patuanelli ha partecipato oggi alla sottoscrizione dello Statuto della Consulta dei Distretti del Cibo. Presso il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali si sono riuniti i rappresentanti dei Distretti, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e dell’Anci per sancire la costituzione della Consulta che permette ai territori e alle loro tante espressioni tradizionali, culturali e turistiche di fare rete, amplificando in tal modo le ricadute dei progetti e dei finanziamenti messi a disposizione dalle diverse misure del Mipaaf e dalle politiche del Governo e della UE.
Insieme al Ministro hanno discusso del ruolo propulsivo e di raccordo dei Distretti e dalla Consulta, il Sottosegretario Gian Marco Centinaio, i rappresentanti delle associazioni agricole e l’europarlamentare Paolo De Castro.
Il Ministro Patuanelli ha sottolineato il valore di iniziative come quelle della Consulta per il sostegno alla “distintività e all’eccellenza delle nostre produzioni che costituiscono un valore assoluto dell’economia italiana. Per questo i contratti di filiera e i distretti del cibo sono stati finanziati con risorse aggiuntive in legge di bilancio in modo da valorizzare questo strumento di prossimità che consente ai sistemi produttivi agroalimentari italiani di adempiere a quello sforzo di sostenibilità cui l’agricoltura è chiamata in questa fase così complessa per il nostro pianeta. Anche il Piano Strategico Nazionale della nuova PAC dovrà essere il risultato di scelte importanti fatte dagli attori del sistema agroalimentare che segue la direzione della strada già individuata dai Distretti del Cibo“.
Il Sottosegretario Centinaio ha infine evidenziato che “i Distretti del Cibo sono una realtà importante del nostro paese, che ha un duplice scopo quello di valorizzare i territori e l’agroalimentare italiano. Due elementi che devono procedere insieme. L’obiettivo su cui dobbiamo lavorare è quello di abbinare sempre di più il territorio al cibo, così da valorizzare anche le aree interne perché dietro a un prodotto ci sono anche una storia e una cultura che dobbiamo saper raccontare“.
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