In generale secondo la Psicanalisi nell’inconscio sono presenti pulsioni sessuali e aggressive, maggiori di quanto è considerato socialmente accettabile, nelle culture civili: questo provocherebbe conflitti interni tra queste pulsioni e le regole della Società e dell’Educazione. Quanto più questo divario è forte, tanto più forti possono diventare questi conflitti, se non resi coscienti ed elaborati dall’individuo.
La Psiche avrebbe creato per questo motivo delle difese, dette ‘meccanismi di difesa dell’io’, per evitare o ridurre l’ansia o l’angoscia dovuta a questi conflitti inconsci.
Tra questi meccanismi ricordiamo:
- la repressione: operazione cosciente con cui si cerca di far scomparire dalla coscienza un contenuto spiacevole o non opportuno;
- l’intellettualizzazione: con cui si cerca di padroneggiare il conflitto con elaborazioni intellettuali;
- la proiezione: con cui appunto si proietta su un altro quello che si trova in sé e viene rifiutato;
- lo spostamento: con cui si trasferisce una energia da un oggetto ad un altro tramite una associazione;
- la negazione: con cui si negano inconsapevolmente sentimenti, desideri, pensieri propri;
- la formazione reattiva: che è un atteggiamento di senso opposto a quello rimosso nell’inconscio (ad es. pudore al posto di esibizionismo, oppure ordine al posto di disordine, ecc.).
Altri meccanismi, considerati più utili sono:
- la sublimazione, in cui si devia una pulsione verso oggetti socialmente accettati o utili (ad es. arte, ricerca, chirurgia, ecc.)
- l’idealizzazione, con cui si porta verso la perfezione il valore di qualcuno, per poi identificarsi con lui, ecc.
Tra normalità e patologia ci sarebbe una linea, continua senza una netta divisione: ciò che si verifica nella maggioranza, viene portato agli estremi nella minoranza e diventa patologico, se non permette all’individuo di vivere nella società, cioè di comunicare, lavorare o studiare e stabilire rapporti con gli altri, si parla di normalità statistica, intendendo con questo il comportamento della maggioranza di una popolazione indagata e di norma ideale, come punto di riferimento ideale stabilito da una teoria, che cerca di spiegare l’uomo e la sua vita mentale. Ad esempio Freud nella psicanalisi considerava la normalità come la capacità di lavorare e di amare.
I disturbi mentali possono così andare dai disturbi dell’umore lievi a quelli più gravi (depressione maggiore, mania, ecc.), che in psicanalisi erano dette nevrosi, come squilibrio delle parti della psiche con consapevolezza da parte di chi lo vive, fino via via alle psicosi, come dissociazione della personalità e perdita della consapevolezza e del contatto con la realtà, fino all’impossibilità di lavorare o studiare e di stabilire relazioni affettive, ecc.
Oggi per superare i problemi dovuti alle diverse teorie psicologiche sulle psicopatologie l’Associazione psichiatrica americana (A.P.A) è riuscita a mettere insieme studiosi e specialisti di diverso indirizzo per creare un manuale e una terminologia accettabili quasi da tutti, si tratta del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, periodicamente aggiornato (DSM IV).
Così ora non si parla più di nevrosi, psicosi, etc. al di fuori della psicanalisi, ma di disturbi mentali di vario tipo.
Disturbi di vario tipo, vediamo i principali:
(ricordiamo sempre però che nella pratica ogni caso è diverso dall’altro e queste semplificazioni sono fatte a scopo di studio e di ausilio nella diagnosi).
Disturbi dell’ umore:
- disturbo depressivo maggiore, con uno o più episodi gravi cioè almeno due settimane di umore depresso quasi sempre con almeno altri quattro sintomi depressivi (es. perdita di interesse e appetito, insonnia o sonnolenza, agitazione o rallentamento, con la presenza di sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi, idee di suicidio, etc. ). Si parla di depressione minore se i sintomi sono meno e con minore menomazione.
- disturbo distimico, (autostima molto bassa), con umore depresso quasi sempre e altri sintomi depressivi per almeno due anni, senza un disturbo depressivo maggiore cronico, ma comunque con compromissione del funzionamento lavorativo e sociale.
- episodio maniacale, con umore elevato espansivo o irritabile per almeno una settimana e altri sintomi tra cui la grandiosità, loquacità, bisogno ridotto di sonno, coinvolgimento in attività rischiose, etc., con compromissione delle attività sociali e lavorative.
- disturbi bipolari, con vari tipi di alternanze tra depressione ed episodi maniacali.
Disturbi d’ansia:
- attacco di panico; agorafobia, (ansia o evitamento verso luoghi o situazioni da cui sarebbe difficile allontanarsi o non ci sarebbe aiuto in caso di attacco di panico);
- fobia specifica con ansia all’esposizione di un oggetto o situazione temuti (nevrosi fobica);
- fobia sociale, con ansia davanti a situazioni sociali;
- disturbo ossessivo-compulsivo (nevrosi ossessiva), con pensieri ossessivi vissuti come propri e azioni compulsive cioe’ costrittive e ripetitive per diminuire l’ansia;
- disturbi da stress dopo un evento traumatico;
- disturbo d’ansia generalizzato con ansia eccessiva per almeno 6 mesi verso diverse situazioni e con menomazione del funzionamento lavorativo e sociale;
- disturbo somatoforme di conversione, (psicosomatico) cioè sintomi fisici non spiegati da malattie, anche dopo opportune indagini, iniziato dopo un conflitto o uno stress;
- ipocondria, preoccupazione di avere malattie, anche dopo analisi mediche negative e rassicurazioni, per un lungo periodo;
- depersonalizzazione, episodi con sentimenti di estraneità verso se stessi, con o senza derealizzazione, sensazione che il mondo e gli altri siano irreali o strani;
- disturbi sessuali (impotenza, frigidità, etc.), parafilie (perversioni sessuali, sadismo, masochismo, pedofilia, etc.);
Disturbi dell’alimentazione:
- anoressia, paura immotivata di ingrassare nonostante grave dimagrimento, bulimia nervosa, con abbuffate incontrollabili, seguite spesso da vomito autoprodotto o altre tecniche di eliminazione;
- disturbi del sonno, (insonnia, sonnolenza, incubi, terrore notturno, ecc.)
- disturbi di personalità, cioè modelli di comportamento rigidi e stabili nel tempo con diverso grado di disagio;
- disturbi psicotici (schizofrenie, deliri, psicosi, etc.), con allucinazioni uditive e visive e deliri in cui la persona crede che ciò che dice sia vero, senza consapevolezza e vive in un mondo proprio, fuori dalla realtà.