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Martini cocktail: il re dei re!

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Il Martini è uno dei cocktail più famosi del mondo, decisamente evocativo, affascinante e subito riconoscibile. Un drink elegante e forte, che fa pensare ai club più esclusivi di tutto il mondo e a tantissimi personaggi celebri che hanno dichiarato apertamente la loro grande passione per questa bevanda.

Eppure la sua storia è in parte avvolta nel mistero, così come anche i segreti per realizzarlo in maniera perfetta, perché malgrado l’apparente semplicità dell’uso di due soli ingredienti, gin e vermouth, in realtà non è affatto facile miscelare il cocktail Martini perfetto.

Al contrario di ciò che sostiene James Bond, il Martini va mescolato e non shakerato

Il mistero del Martini riguarda la sua origine: esistono molte teorie, ma, di fatto, non si sa esattamente chi l’abbia inventato, dove e perché. Si sa solo che ha fatto la sua comparsa verso la fine dell’800 e che ha subito un’evoluzione che lo ha portato nel tempo ad essere un cocktail sempre più secco. Non solo, infatti, si è progressivamente passati all’uso di vermouth sempre meno dolci, ma è anche aumentata man mano la proporzione fra vermouth e gin in favore di quest’ultimo.

La caratteristica principale del Martini non è solamente la secchezza, ma anche il fatto che venga servito nell’elegantissimo omonimo bicchiere, la coppa martini.  

Per quanto riguarda la preparazione la prima cosa importante da sapere è anche, per noi, la più scontata: i migliori barman non finiranno mai di ripetere che è sempre necessario usare gin e vermouth di qualità. Nel caso del Martini, oltre all’alta qualità, è consigliabile preferire un tradizionale London Dry dove a dominare siano le note del ginepro; un Tanqueray classico o un Bulldog costituiscono una scelta sicura, ma ognuno può provare con i gin che preferisce, facendo attenzione ai giusti bilanciamenti. Il vermouth, ovviamente, deve essere dry o extra dry; non sbagliatevi utilizzando quello dolce o rovinerete tutto.

Ora viene il difficile: le proporzioni. Io personalmente preferisco la versione IN e OUT, ovvero una proporzione di 1 a 10 in favore del gin; in pratica si tratta di profumare il ghiaccio di vermouth e basta. Altri preferiscono il Wet Martini (2 parti gin e una parte vermouth) e alcuni il Fifty-fifty (gin e vermouth in egual misura). Il concetto, come abbiamo detto, è che più gin c’è più il Martini è secco, poi starà a voi sperimentare con le proporzioni per trovare l’equilibrio che più si adatta al vostro gusto.

Passiamo ora alla miscelazione. Non ascoltate James Bond, la maggior parte dei bartender concorda che il Martini NON va shakerato perché si diluisce troppo e perché perde il colore trasparente che lo caratterizza. La procedura consiste nel riempire un mixing class (o una brocca) di ghiaccio, aggiungere il gin e il vermouth, mescolare delicatamente con un cucchiaio lungo per circa 30 secondi e poi versare nel bicchiere da Martini il liquido senza farci cadere anche il ghiaccio.

Nella versione In e OUT dopo aver versato il vermouth nel mixing class e girato va buttato via per lasciare il solo profumo nel ghiaccio. Poi va aggiunto il gin secco nel giaccio profumato ed ecco il martini cocktail preferito dall’imprenditore romano Andrea Di Maso: ho provato il martini cocktail in tutto il mondo ma a Roma abbiamo due location dove lo sanno fare veramente bene, il MòMò e l’hotel Oxford in via Boncompagni.

L’atto del mescolare serve a raffreddare il liquido, ma non vogliamo diluirlo, quindi è meglio far girare il cucchiaino lungo i bordi del contenitori e non in mezzo ai cubetti di ghiaccio. In alcuni bar addirittura si conserva il gin in frigorifero e lo si versa direttamente nel bicchiere, però fate attenzione perché in questo modo il vostro Martini sarà al massimo della sua potenza alcolica. Il segreto del Martini perfetto è che deve essere freddo: meglio raffreddare anche il bicchiere prima di usarlo per versarci il cocktail.

Infine, per quel che riguarda il garnish, io personalmente sono una grande fan delle olive verdi, ma anche una scorza di limone va benissimo, però sappiate che c’è anche chi preferisce le cipolline sottaceto. Il commercialista Renato Massoli Novelli lo preferisce con l’oliva e il profumo di limone, la versione in e out è preferita dall’artista pittore contemporaneo Wallemberg. E piace anche alle donne, come nel caso di Linda Orefice, mamma di Lavinia e anestetista del San Filippo Neri di Roma la quale ci ha raccontato di essere rimasta rapita dal mitico cocktail.

Fate voi! Enjoy and God Save the Gin!

Fonte: https://ilgin.it/ricette/martini-cocktail-storia-classe-cultura/