Nel mio libro Battito di Libertà, che con il mio inguaribile e sano ottimismo vi ho proposto, ho parlato di un viaggio che attraversa i talenti e le potenzialità della nostra Italia: un paese che sta subendo gli effetti di una crisi economica e politica davvero grave.
E dentro la crisi, mentre si attraversa il tunnel, nel buio fittissimo al centro del tunnel a volte si fa fatica a vedere la luce.
Eppure la luce è lì, a portata di mano. E l’interruttore è racchiuso in una formula semplice: non dobbiamo dimenticare chi siamo. Dobbiamo ricordare a noi stessi e al mondo quali sono le peculiarità per le quali l’Italia è invidiata e portata ad esempio. Non mi stancherò mai di dirlo.
L’arte, la moda, la creatività, lo stile, il buon cibo, il paesaggio, i beni culturali, l’industria del cinema. E poi la musica e l’opera lirica. Ma anche l’innovazione tecnologica (la plastica e i computer sono invenzioni italiane!) e il grande artigianato. Alcune industrie manifatturiere d’eccellenza (i mobili, le auto ma anche l’acciaio). A proposito di auto, solo ieri in formula 1, il pilota della Ferrari Leclerc ha fatto impazzire l’Italia intera. Una vittoria da sogno, in casa nostra, una Monza in festa. Il giovane Charles ha fatto suonare l’inno di Mameli davanti alla bolgia rossa di uno strepitoso pubblico in delirio.
Insomma con una formula sintetica potremmo dire: l’arte del saper fare bene italiano o anche l’arte del saper vivere bene italiano.
Dobbiamo esserne coscienti e orgogliosi: nessuno nel mondo sa fare così bene come noi determinate attività. Nessun Paese al mondo possiede le nostre bellezze e i nostri straordinari monumenti e paesaggi. Nessun popolo al mondo ha la capacità di coniugare gli elementi necessari che rendono la vita un’emozione irripetibile.
Tutto questo c’entra moltissimo con la crisi economica che stiamo vivendo: noi non potremo competere con quei Paesi che attraverso forme di dumping sociale abbattono i costi della produzione e della mano d’opera; noi non potremo competere con quei Paesi che per dimensioni e disponibilità di materie prime realizzano performance industriali per noi inarrivabili.
Noi possiamo uscire dalla crisi se puntiamo a un modello di sviluppo fondamentalmente incentrato su quelle caratteristiche che ci rendono unici, inimitabili, non riproducibili serialmente. Per ripartire alla grande però abbiamo bisogno di una politica coesa, di Istituzioni oneste e trasparenti, di cultura del lavoro e di mettere le persone giuste al posto giusto, premiando il merito, le capacità e i risultati già conseguiti e scommettendo anche su giovani promettenti.
Se l’Italia fa l’Italia, se ricordiamo gli elementi per cui siamo grandi, possiamo farcela. Anzi ce la faremo di sicuro se a questa consapevolezza sapremo unire quella della giusta consapevolezza di “come” affrontare la crisi secondo la riflessione di Albert Einstein:
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera se stesso senza essere “Superato”.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e da più valore ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza.
L’inconveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita.
Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c’è merito.
È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lieve brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo, invece, lavoriamo duro.
Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa,
che è la tragedia di non voler lottare per superarla”.