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Il calcio in Italia tra Covid e Superlega

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Andrea Di Maso

In questi ultimi anni, gli equilibri nel calcio italiano ed europeo sono cambiati notevolmente. Sempre più spesso le proprietà “locali” sono state costrette a cedere le quote societarie a fondi esteri disposti a ripianare i debiti e a immettere enormi quantità di denaro all’interno del sistema.

Se è vero che, come sostenuto da Rocco Commisso, l’italo americano Patron della Fiorentina, in Italia il ricorso all’indebitamento viene eccessivamente demonizzato, è altrettanto vero che un sistema sano richiederebbe quantomeno il ricorso a un debito sostenibile e, purtroppo, questo non sempre accade.

Grazie anche al lavoro dei vertici federali e di Lega, con la nuova presidenza di Gabriele Gravina, gli anni bui in cui molte squadre storiche del nostro campionato si sono viste costrette a dichiarare fallimento saranno analizzati e superati. Mi riferisco anche alle recenti esperienze di Palermo, Foggia e Trapani e non solo a farci capire che il problema è dietro l’angolo e che il lavoro da fare per evitare che ciò non si verifichi di nuovo è ancora tanto.

Proprio per questo, nel programma della presidenza federale, ci sono le riforme del calcio che saranno a mio avviso fondamentali.

Come se non bastassero i già tanti problemi con cui erano costrette a fare i conti tutte le società del nostro campionato, negli ultimi tempi ci si è messa anche la difficile situazione sanitaria che sta costringendo quasi tutte le società a ripensare i propri progetti di programmazione.

Il calcio mondiale e lo sport in generale stanno attraversando uno dei periodi più difficili di sempre. Nonostante gli introiti derivanti dalla vendita dei diritti televisivi e dai contratti di sponsorizzazione siano sempre più ingenti, tra cartellini e ingaggi dei giocatori e degli allenatori e costi di gestione, le uscite sono quasi sempre superiori alle entrate.

L’assenza dei tifosi dagli stadi e il conseguente crollo negli incassi avrebbe potuto mettere in ginocchio l’intero sistema che, tuttavia, almeno per il momento sta reggendo.

La proposta di una Superlega europea mi sembra tramontata nel nascere e il buonsenso ha prevalso.

Il momento storico è particolarmente complicato per tutti, ma il nostro sistema calcio ha retto l’urto e non possiamo fare altro che augurarci che, una volta superate queste difficoltà, tutte le società possano uscirne più forti di prima.