Dal punto di vista psicologico la perdita affettiva e’ un momento sempre delicato ed è accertato che sia un possibile fattore di rischio per problemi o disturbi psichici.
Negli ultimi anni e’ noto a tutti l’aumento delle separazioni e dei divorzi, anche se d’altra parte l’aumento della vita media ha fatto si’ che il lutto sia diventato una esperienza meno precoce.
Che effetto puo’ avere sulla psiche una perdita affettiva dovuta a una separazione, divorzio o a un lutto piu’ o meno precoce?
Questo dipende dalla personalita’ di chi subisce la perdita, dai precedenti eventi stressanti o traumatici che ha avuto nella vita e nel periodo in cui il fatto avviene, dalle possibilita’ che la persona ha avuto o meno di accettare gradualmete la situazione nuova e dalle particolari circostanze e modalita’ con cui si e’ verificata la perdita.
Naturalmente il punto fondamentale e’ il valore psicologico e affettivo che quel legame rivestiva per la persona. In genere il legami piu’ forti sono quelli naturali tra genitori e figli e quelli tra partner, che si sono strutturati nel tempo con relazioni strette e intense. Se il legame era di questo genere i vissuti di perdita saranno piu’ dolorosi con aspetti depressivi e a volte aggressivi, ecc.
Angoscia, ansia, sofferenza interiore, depressione, senso di inutilita’ di tutto sono comuni anche nella normalita’, tuttavia se queste reazioni sono amplificate da esperienza traumatiche del passato o da uno stato di debolezza fisica e morale del presente possono verificarsi disturbi psichici che vengono considerati tali se, dopo un certo periodo di tempo, la persona non riesce a tornare alle sue attivita’ normali di lavoro o studio, ne’ a rapporti sociali e affettivi.
Come si puo’ allora elaborare attivamente una perdita affettiva?
All’inizio vanno accettate le proprie reazioni e la tolleranza e comprensione dell’ambiente sono molto importanti per poter poi gradualmente superare la crisi. Dopo la fase di negazione e ribellione all’evento dovrebbe essere favorita l’accettazione che consente di trovare serenita‘ e la base per riflessioni, elaborazioni, nuovi programmi di vita e passi sia pur piccoli verso la vita senza quella persona. Ovviamente l’aiuto di amici, parenti, ecc. sensibili e maturi, o comunque disponibili e presenti, e’ di grande aiuto, in mancanza di questo e di altre fonti di forza come la fede religiosa, l’appartenenza a un gruppo sociale, ecc., la crisi puo’ piu’ facilmente protrarsi e essere necessario l’intervento psicologico di sostegno e eventualmente farmacologico.
Nel cervello infatti la perdita puo’ provocare carenza di stimoli alla produzione di sostanze, dette neuro mediatori, che consentono un ottimale scambio tra le cellule del cervello. La depressione puo’ essere pericolosa se si aggrava, in quanto possono insorgere grave apatia, abulia e pensieri di suicidio, fino a tentativi veri e propri di togliersi la vita. Se il legame era esclusivo e non si erano creati altri rapporti significativi, piu’ pesante sara’ la sopportazione della situzione di mancanza. Inoltre e’ importante in psicologia la capacita’ della persona di avere una immagine interiore dell’ altro, anche in sua assenza, che consente di avere una maggiore autonomia psichica, cosa che non tutti hanno, a motivo del diverso sviluppo psicologico. Il fatto di avere sviluppato o meno le proprie risorse e capacita’ interiori precedentemente alla perdita o in seguito ad essa e’ determinante nella capacita’ di continuare a vivere. La presenza di un lavoro che corrisponde o meno alle proprie capacita’ e caratteristiche reali, di interessi che coinvolgono, anche aldila’ del lavoro e altre motivazioni alla vita e all’azione, sono tutti fattori che favoriscono la ripresa e in mancanza dei quali e’ piu’ difficile ottenerla. Fattori che quindi vanno favoriti in senso preventivo o in seguito come aiuto alla possibilita’ di superamento.
Come sviluppare allora delle amicizie, rapporti affettivi, ecc. senza che questi divengano fonte di gravi problemi quando venissero a mancare?
Se i rapporti che la persona riesce a instaurare sono diversi e a vari livelli di profondita’ sara’ piu’ facile vivere le inevitabili perdite e separazioni della vita. Se si e’ sviluppata la propria capacita’ di dare, in precedenza e la capacita’ di saper ricevere, senza approfittare, sarà possibile piu’ facilmente che entrino in gioco forze esterne di sostegno al momento opportuno. Se il legame in questione invece era una ”solitudine a due”, sara’ piu’ difficile superare la perdita, senza riconoscere a fondo le motivazioni errate alla base di quel legame troppo esclusivo. La liberta’ non esclude affatto la possibilita’ di sviluppare relazioni profonde, se tuttavia si sviluppano parallelamente la capacita’ di essere autonomi, le proprie caratteristiche positive, la capacita’ di dare e di ricevere in diversi rapporti affettivi e di amicizia, interessi diversificati in vari campi culturali, religiosi, sportivi, ecc. e cosi’ si ha a disposizione l’energia sufficiente per non limitarsi ad un unico o a pochi rapporti privilegiati, che sono poi pericolosi quando vengono meno. Infine secondo Freud per rinunciare all’oggetto di amore perduto la persona si identificherebbe con lui e la rabbia sarebbe rivolta all’interno, dando luogo a svalutazione di se’ e depressione, dovuta anche al Super-io, che susciterebbe sensi di colpa inconsci per i sentimenti aggressivi verso la persona amata.