Il detto “Conosci te stesso” lo troviamo già nella antica Filosofia greca ed e’ valido ancora oggi: ma conosciamo noi stessi?
Se guardiamo con coraggio e sincerita’ in noi stessi vedremo che abbiamo punti forti e deboli, consci e inconsci, buone e cattive abitudini, aspirazioni nobili ed egocentriche, sia consapevoli che represse, passioni eccessive, vizi, ma anche affetto, amore, ecc.,
amore per la natura e in altri casi indifferenza, aggressivita’, ecc.
Potremmo a volte quasi dire due persone in una! Perchè?
Come e’ fatto il nostro cervello, l’ organo del corpo che dirige tutto l’organismo? Vogliamo di proposito evitare i discorsi teorici e i
Cosa invece ci puo’ essere utile sapere del nostro cervello?
Il cervello e’ composto da due parti collegate tra loro, chiamate emisferi cerebrali: quello sinistro e’ la parte ‘razionale’, quello destro la parte sensibile e creativa, come scoprì Roger Sperry, premio Nobel nel 1981 per questi studi. (Sperry R., 81; Trimarchi M., 82)
Vediamo meglio cosa dicono recenti studi scientifici basati su tecnologie che permettono di vedere su video quali parti del cervello si mettono in funzione maggiormente durante certi tipi di pensieri, parole e azioni, ( Brain imaging).
Da queste ‘ mappe del cervello ‘ risulta che il pensiero razionale e il linguaggio attivano nella maggior parte dei casi l’emisfero sinistro, che e’ simile a un computer in quanto accumula i dati delle esperienze in memoria e li ripete su richiesta. La parte destra del cervello e’ attivata dalla musica, dal linguaggio non-verbale (che come vedremo e’ fatto di intonazioni della voce, sguardi, gesti, mimica facciale, ecc.) e dalla creativita’ che e’ la combinazione originale di elementi presenti in natura (es. colori, cibi, stoffe, ecc.). Quindi l’emisfero sinistro memorizza in modo schematico attraverso modelli ripetitivi e categorie rigide e rifiuta quello che non riesce a incasellare in questi schemi. Questo emisfero e’ il piu’ veloce e serve per la sopravvivenza in quanto non si puo’ perdere tempo se si devono dare risposte rapide a stimoli (per es. in macchina, con i bambini che sono in pericolo, in situazioni di rischio per la vita, la salute, il lavoro, ecc. o percepite cosi’ dall’individuo). Esso e’ piu’ sviluppato in genere negli uomini. L’emisfero destro non ha il linguaggio verbale (ovvero ne ha uno molto semplice) e integra cioe’ unisce stimoli diversi in modo non ripetitivo, ma creativo e utile in quel momento all’ individuo e agli altri. Tuttavia per fare questo lavoro e’ piu’ lento dell’altro cioe’ impiega alcuni secondi (circa 10 ) per dare una risposta. Esso prevale nei bambini in cui il sinistro non si e’ ancora sviluppato, negli handicappati che hanno ritardi di sviluppo, negli artisti, che l’hanno invece sviluppato maggiormente, nelle persone sensibili.
Nelle donne si e’ visto che i due emisferi normalmente lavorano insieme, perche’ devono possedere sia la capacita’ di percepire sfumature di emozioni e situazioni per occuparsi dei bambini che all’ inizio non parlano, sia a volte essere veloce nella risposta per proteggerli, oltreche’ per difendere se stesse. Questo si ottiene con un maggior numero di fibre che collegano i due emisferi, tramite una parte centrale detta corpo calloso, (circa il 20 % piu’ degli uomini), ma queste cose la scienza ‘maschilista’ le ha trascurate fino ad ora…
Tutto questo vale naturalmente in generale, perche’ il cervello e’ anche plasmabile dall’ ambiente a seconda delle circostanze, dell’ educazione, delle decisioni, eccetera. Cosi’ possiamo spiegarci come nelle persone in cui prevale per educazione, scelte, ecc. la parte sinistra del cervello, la visione delle cose avviene per schemi, modelli, pregiudizi, molto rigidi e resistenti al cambiamento, mentre nelle persone in cui prevale l’emisfero destro, la percezione del mondo avviene in modo più libero e creativo, con apertura al nuovo e al bello. Cio’ spiega anche le difficolta’ di comunicazione tra uomo e donna, tra persone con prevalente raziocinio o sensitivita’, tra bambini e adulti, ecc., come vedremo nei capitoli sulla comunicazione e sui rapporti familari.
Concludiamo il discorso sul cervello dicendo che la parte piu’ esterna, detta corteccia cerebrale e’ quella delle funzioni superiori, come appunto il pensiero razionale e astratto, la volonta’, ecc., mentre quella piu’ profonda e’ sede degli istinti, delle emozioni, dei bisogni, ecc. e naturalmente anche queste due parti vanno tenute o rimesse in equilibrio, come vedremo durante il percorso.
Riguardo al paragone tra cervello e computer, oggi molto abusato, in realta’ in base a quanto ora sappiamo si puo’ fare solo con il cervello sinistro, quello razionale, che ripete i dati che vengono immessi, mentre il destro li ”mescola” creativamente, dopo averli percepiti oggettivamente, cio’ dovrebbe essere guidato come vedremo da un ‘io cosciente’. Inoltre la parte degli istinti e delle emozioni non c’e’ in un computer! quindi non saremo mai computer e i computer non saranno mai del tutto umani! Come pure i robot, le macchine, ecc., siamo in parte anche macchine e computer, tuttavia siamo anche molto di piu’. . .
Questo paragone ci e’ pero’ utile per il discorso sui modelli che come i programmi di un computer vengono immessi e danno luogo poi a risposte sempre in linea con certi schemi, a seconda dell’ educazione e degli esempi avuti nell’ infanzia e nell’ adolescenza. Essi si sono formati nel cervello e sono stati rinforzati. Alcuni programmi ci sono utili, come portare la macchina, preparare da mangiare, lavarci, vestirci, svolgere un certo lavoro, studiare, ecc., altri ci influenzano negativamente, i condizionamenti, come ad es. bere alcolici o fumare dopo una delusione o mangiare dolci ogni volta che ci sentiamo soli, mangiare piu’ del bisogno del fisico, pensare o parlare spesso male degli altri in loro assenza, giudicare, condannare, usare parolaccie, ecc. o anche recitare sempre una parte per fare bella figura traendone stima, ecc.
Solo in seguito quando cresciamo possiamo, spesso con grande sforzo, decidere di combattere le cattive abitudini e i condizionamenti, che riconosciamo negativi per noi e per gli altri, ma solo con ripetuto impegno, con contro-programmi positivi o alternativi e a piccoli passi.
Il condizionamento in psicologia comportamentale e’ considerato una associazione tra uno stimolo neutro e uno piacevole o spiacevole ripetuti, con una risposta, in seguito, anche di fronte allo stimolo neutro: ad es. associazione ‘scuola’ – ‘paura del giudizio’, poi si verifica ansia anche se si entra in una istituzione simile, come universita’, tribunali, ministeri, ecc.
Infatti piu’ un pensiero o una abitudine si ripetono, piu’ si rinforzano nel cervello e piu’ tempo e sforzo ci vuole per cambiare schemi diventati automatici e rigidi. Inoltre per gli anziani, che per 40-50 anni hanno rinforzato gli schemi avuti da giovani, e’ molto piu’ difficile cambiare. Per questo dovremmo avere pazienza con noi stessi e con gli altri, poiche’ anche con la volonta’ non si puo’ fisiologicamente cambiare a piacimento da un giorno all’altro, ma solo gradualmente e con costanza nel tempo.
Ad es. smettere di fumare o bere da un giorno all’ altro o diete drastiche, provocano all’organismo una forte pressione che puo’ sfociare in altri vizi o problemi in seguito, a volte cosi’ forti da non riuscire a controllarli (es. mangiare molto, uso di farmaci, malattie, ansie, ecc.) o anche frustrazione e bisogno di parlare male o rabbia verso chi si permette cose che la persona si e’ proibita con violenza, una repressione come vedremo in seguito.
E l’ autostima cos’e’ ?
E’ la percezione che abbiamo di noi stessi e delle nostre capacita’, la fiducia in noi stessi data non solo dalle capacita’ stesse, ma da quello che gli altri hanno detto di noi e che noi abbiamo detto e pensato su noi stessi. Cioe’ ci puo’ essere qualcuno che ha capacita’ normali o anche modeste, ma ci crede molto, e qualcun altro che ha capacita’ importanti, rimaste nascoste, in cui crede poco, per motivi che variano da persona a persona.
Tuttavia si puo’ anche sviluppare une adeguata autostima o stima di se’. E si puo’ anche promuovere nei bambini e nei giovani una sana stima di sè, ma spesso solo se si possiede gia’ una buona autostima, altrimenti si tende a trasmettere il pessimismo e la sfiducia nelle proprie e altrui possibilita’. Questo poi ha effetti negativi nello studio e nel lavoro, nella coppia, nelle amicizie, ecc. e puo’ generare complessi di inferiorita’, che bloccano la persona. Conoscere, affermare, ricordare e sviluppare i propri lati positivi e’ di aiuto per avere una buona autostima, che tiene conto delle critiche senza abbattersi eccessivamente.
Mete troppo alte poste ai figli li scoraggiano e li opprimono, invece mete inferiori alle potenzialita’ individuali ne impediscono lo sviluppo e rendono difficile in seguito la piena soddisfazione.