Il talento a un certo punto chiede di essere espresso, dopo una lotta interiore tra farlo o non farlo, per motivi consci e inconsci, infine si manifesta.
Così e’ stato anche per me, dopo aver ascoltato Hillman, famoso allievo di Jung e la sua esperienza con la difficoltà di scrivere in buona calligrafia, fin da ragazzo e poi essere divenuto un affermato scrittore.
Lui descriveva il ricordo del suo problema infantile e che io stesso ho avuto, resistente al cambiamento, di non riuscire a scrivere in una calligrafia leggibile agli altri.
Ho capito in intuizione che era il conflitto tra far emergere o meno lo scrivere come talento, come comunicazione di qualcosa di profondo, di nuovo, di personale agli altri esponendolo al loro giudizio, reazioni, invidie, o apprezzamento, ammirazione o addirittura fascino.
Comunicare, mettere in comune, rischiare di piacere o non piacere, di essere ignorato, rifiutato o addirittura giudicato negativamente.
Sapevo come sbloccare un conflitto interno come psicologo, non avevo scuse, se rimandavo e trovavo scuse i miei pazienti e amici mi facevano da specchio e rimandavano, trovando scuse.
A un certo punto ho anche avuto del tempo libero, allora mi sono sbloccato e ho cominciato a scrivere un pezzo e mi sono sentito meglio, al mattino dello stesso giorno invece ero triste e bloccato nello scrivere e molti mi chiedevano di scrivere.
È una forza che vuole uscire, per un motivo che gli antichi chiamavano Daimon, anima, voce interiore, ora detto il vero Sè, da Jung e Assagioli, Steiner parlava del talento e amava Goethe, lo scrittore.
Cosa distingue lo scrivere di tutti dall’esprimere un talento?
Io ne ho uno a riguardo? Se si, perché non lo esprimevo fino in fondo? Ora è il momento?
Ne ho parlato in passato con vari amici. Ci avevo provato, poi ho sospeso a lungo. Solo in certo momento però si è attivato da dentro
Respiro, mi dà energia, gioia, serenità, allora va bene per me, anche se non ho subito chi lo voglia leggere, o chi mi paghi per questo mi appaga, mi placa la tensione interiore che svanisce e ne sono grato.
Cosa ho di originale da dire che non sia già stato detto e che valga la pena di esprimerlo in parole?
La mia caratteristica, il talento che ho, non è quello di creare nuovi concetti, idee, immagini, etc., ma di connettere l’esistente in modo nuovo, affinché sia utile e si sblocchi il motivo per cui, pur avendo la scienza e la cultura scoperto tante cose, l’uomo spesso non sia felice e appagato, per ora mi basta poi il resto verrà da se’.
Con la psicologia è infatti possibile individuare se uno ha un talento, se lo reprime, se ha un conflitto inconscio tra esprimerlo o meno e rilasciare blocchi e conflitti fino a poterlo esprimere con soddisfazione, ricordando che non si tratta solo di talento artistico, ma può riguardare anche cose pratiche, come cucinare, lavori di bricolage, matematica o altro, ognuno ne ha uno o più di uno, da ricercare e riscoprire.
Dr. Ciro Aurigemma, psicologo olistico, Roma