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venerdì, Novembre 22, 2024
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Maradona è morto. Se ne è andato l’artista del pallone

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Diego Armando Maradona è morto. Se ne è andato l’artista del pallone, l’anima della sua Argentina e di quella Napoli che ha sempre adorato, è stato un eroe per tanti, soprattutto gli ultimi. L’ex “Pibe de Oro” è deceduto in seguito a una crisi cardiorespiratoria. Quando è successo si trovava nella sua casa nel quartiere San Andres nella periferia di Buenos Aires. Sul posto sono sopraggiunte sei ambulanze. Con Maradona c’era la figlia Giannina. Maradona aveva compiuto 60 anni il 30 ottobre scorso.

Stroncato da un arresto cardio circolatorio, era stato dimesso qualche giorno fa dopo un ricovero per un ematoma subdurale. Il suo cuore non ce l’ha fatta, complice una serie di complicazioni dovute al suo stato di salute pregresso.

È resuscitato più volte nella sua vita spericolata. Stavolta non ce l’ha fatta e il mondo piange il più grande di tutti con un pallone fra i piedi.

Michel Platini, uno che l’ha sfidato tante volte, diceva: “Quel che io faccio con un pallone Maradona lo fa con un’arancia”. Populista, seguace di Che Guevara, anima di Buenos Aires e cuore di Napoli. Diego è stato questo e tanto altro, uno dei pochi veri miti, raccontato in vita, da libri, film, serie tv e rotocalchi.

Cosa vuol dire essere Maradona?

Diego Armando Maradona

Essere Maradona significa sopportare il peso di tutto, perchè diciamocelo essere Diego Armando Maradona, non è facile. Senza mai aver paura della sua gente, che lo assaltava, senza aver mai paura della folla, perchè lui è stato unico in tutto!

Oggi i campioni, da Messi a Ronaldo hanno una “real marketing” ben oliato ed efficiente, ogni foto, ogni fermo immagine è stato ben studiato e calcolato. Maradona no, non aveva tutto questo. Lui, la sua carriera, la sua vita, la sua magia, il suo palleggiare con la gioia di un bambino, l’ha vissuto profondamente, cadendo e rialzandosi, senza mai nascondersi, sempre con grande dignità e sincerità verso i suoi tifosi, perchè questo era il Pibe de Oro. È sceso negli inferi e ne ha fatto ritorno, con i suoi modi, con la sua magia, senza mai vergogna di mostrarsi.

Nel suo ultimo, complicato, periodo della sua vita è riuscito in un’altra delle sue magie. Mettere insieme, almeno idealmente tutti i suoi figli, in modo tale da renderli tutti fratelli. Dalma e Gianina, con Diego Fernando, Jana e il napoletano Diego jr. Diverse le madri, diverso il carattere, ma l’amore per un padre perdonato e amato.

La “mano de Dios”

Ha vinto un favoloso mondiale nell’86, salendo di diritto nell’olimpo dei miti del Calcio. La simbologia di una guerra all’Inghilterra, vinta con la “Mano de Dios” e il gol del secolo. Lì l’uomo diventa eroe per l’eternità, sublimando un’Argentina che vive un momento fra i più alti della sua storia.

L’amore corrisposto con Napoli:

“Dios umano” realizzato da Jorit, San Giovanni a Teduccio, quartiere della periferia di Napoli.

Chi si somiglia, si piglia! Dice un proverbio. Proverbio mai stato così azzeccato come l’amore reciproco tra Napoli e Diego. Una somiglianza in tutte le sue contraddizioni. Famiglia e amanti. Bellezza e spreco. Amore e droga.

Il riscatto per gli ultimi, la lotta contro i padroni, il no alla Juve. Maradona ha vissuto Napoli fino in fondo, scendendo negli inferi, ma regalando il periodo più bello. Diego diceva della città: “A Napoli ho passato sette anni, ma nel mio cuore contano il triplo per il legame che ho con quella splendida gente”. Ha portato due scudetti, una Coppa Uefa, una Supercoppa, una Coppa Italia. Adesso di Diego resterà la favola dell’eroe che infiammò una nazione e rese felici i napoletani.

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