L’ho scritto nel mio primo libro “ Coraggio di Volare”. Nella vita non si finisce mai di imparare ed io ho il piacere di apprendere sempre cose nuove e di avere conferme da ben 47 anni.
Ho imparato a camminare cadendo, a tenere i piedi ben saldi a terra prima di fare un salto, a fare canestro dopo svariati e falliti tentativi.
Ho imparato che per scalare una montagna dobbiamo allenarci ed equipaggiarci con tutto l’occorrente; che l’inesperienza e la poca preparazione aumentano i rischi di caduta.
Ho imparato che per volare bisogna volerlo, ma con un’ala spezzata difficilmente potremo riuscirci. Per spiccare il volo la prima regola è: alleggerirsi. A tenerci a terra sono i nostri limiti, dettati da paure, ferite e condizionamenti, ma questi stessi limiti, se trasformati, diventano la nostra pista di decollo, il nostro trampolino di lancio.
Ho imparato che la vita è un’impresa e che nel momento in cui scegliamo di vivere la nostra impresa diventiamo protagonisti della nostra vita.
Ho imparato che la vera sfida è con noi stessi; che il nostro sentirci inadeguati e giocare in piccolo non ci renderà persone migliori; che le certezze, troppo spesso, ci rendono ciechi ma il dubbio è lì, pronto a salvarci.
Ho imparato tante volte, e tutte le volte che ho imparato… ho fatto qualcosa di importante per me e per gli altri.
Spesso mi capita di pensare alle tante esperienze di vita in cui ho imparato e cerco sempre di trasmettere la stessa cultura ai più giovani. La mia non è una prova di abilità sulla programmazione neurolinguistica o sul coaching motivazionale mirato a fare esplodere le potenzialità che ci sono in noi o il nostro sviluppo personale.
Di fatto ogni imprenditore è anche un buon formatore, un educatore e una guida per i propri collaboratori.
Mi sarebbe piaciuto introdurre i miei libri con un tono solenne del tipo “La guida definitiva per scoprire il potere che c’è in te!”, ma non sono un life coach e neanche un formatore professionista. Sono un imprenditore. Ripeto “sono” e non mi limito soltanto a “fare” l’imprenditore. “Essere” imprenditore significa, innanzitutto, progettare la propria vita, prenderne le redini e non limitarsi a vivere nell’ombra della vita di qualcun altro.
Quando scrivo un libro , quello che propongo non è nemmeno il tipico manuale che spiega, con leziosità accademica, come “fare impresa”. Per questo esistono già fin troppi libri. Il motivo che mi ha spinto a scrivere è tutt’altro. Esso ha a che fare con la vita, con il modo in cui ci rapportiamo ad essa, a noi stessi, agli altri.
Con la nostra capacità, o incapacità, di cogliere il senso della nostra esistenza e con la nostra volontà, quotidianamente esposta allo scacco, di indirizzarci verso l’autorealizzazione portando giovamento a noi stessi e agli altri.
Un motivo personale che prende spunto dal mio vissuto e dal significato che ho attribuito alle mie esperienze, ma che diviene condivisibile nel momento in cui queste esperienze, per quanto vissute con atteggiamenti diversi, caratterizzano “l’umana condizione” portandoci a sperimentare la paura e il coraggio, il fallimento e il successo, la miseria e la grandezza, il tradimento e il dono dell’amicizia, l’incapacità di esprimere il proprio potenziale creativo e la scoperta del proprio talento.
La vita è un’impresa e, come tutte le imprese, è paragonabile a un viaggio fatto di prove da affrontare e mete da raggiungere. Piccoli e grandi eventi, circostanze ed ambivalenze che si dipanano lungo il corso della nostra esistenza e che hanno il potere di indirizzarci lungo una strada piuttosto che un’altra. La scelta, consapevole o meno che sia, spetta comunque a noi e determinerà la direzione in cui ci incammineremo.
Il senso e il significato che diamo alle nostre esperienze influenza i nostri pensieri che, a loro volta, determinano il nostro agire nel mondo. Recuperare il senso del nostro vissuto è il primo passo verso la conoscenza di se stessi ma al contempo dobbiamo avere in mente il futuro in un contesto di stabilità evolutiva.