Atlanis sarà partner della Mostra Collettiva d’Arte “Neo Impressionismo“, che si terrà dal 27/05/2023 al 03/06/2023 in Via Gregorio VII a Roma.
Quando nel settembre del 1896, il critico d’arte Felix Feneon coniò il termine “neoimpressionismo”, intendeva sottolineare la differenza tra l’Impressionismo originario, caratterizzato da un approccio “romantico”, e il nuovo Impressionismo, che si basava su principi “scientifici”. Nel dicembre dello stesso anno, il giornalista Arsène Alexandre utilizzò anch’egli questo termine, consolidando così il nome di questa nuova corrente artistica. Il precursore di questo movimento fu il coraggioso Georges Seurat, che spesso definiva la sua concezione tecnico-artistica come “cromo-luminarismo” o “divisionismo”, al fine di sottolineare il rispetto per i diversi spazi cromatici e tonalità presenti all’interno di un’opera.
I neoimpressionisti utilizzarono reti disciplinate di punti e blocchi di colore per realizzare il loro desiderio di organizzazione e stabilità. Nel plasmare ulteriormente il movimento, Seurat incorporò le teorie scientifiche sulla percezione ottica e cromatica dell’epoca. Gli studi condotti sulla teoria del colore da Michel Eugène Chevreul e da altri studiosi alla fine del XIX secolo ebbero un ruolo fondamentale nello sviluppo dello stile neoimpressionista.
L’efficace utilizzo della tecnica puntinista permetteva di ottenere un effetto luminoso particolare: da lontano, i punti si fondevano mostrando la massima brillantezza e un’aderenza maggiore alle condizioni di luce reali. In quegli anni, la pittura divenne una scienza e la sorprendente e rapida crescita scientifica della società francese suscitò un grande interesse anche nel mondo dell’arte, tanto da diventare uno strumento fondamentale per questa corrente artistica.
Non è un caso che Chevreul abbia influenzato maggiormente gli artisti dell’epoca; il suo contributo più significativo riguardò la definizione dei colori primari e secondari. La sua profonda conoscenza della chimica potrebbe avergli permesso di vivere fino all’età di 103 anni, ed è per questo che il suo nome campeggia meritatamente sulla Torre Eiffel.
Attraverso i suoi innumerevoli esperimenti, Chevreul scoprì che due colori posizionati uno accanto all’altro, leggermente sovrapposti o molto vicini, avrebbero avuto l’effetto di un altro colore se osservati da una certa distanza. L’influenza di questo movimento si riflette in diverse opere di artisti che adottarono la tecnica divisionista, tra cui Paul Signac, George Seurat, Vincent van Gogh, Henri Matisse, Robert Delaunay e Pablo Picasso. Anche il nostro Pellizza da Volpedo applicò questa tecnica a soggetti sociali, e artisti come Morbelli, Longoni e Gaetano Previati si mossero in una simile direzione. Anche Camillo Innocenti, Eugenio Cecconi e Arturo Noci coltivarono questo stile pittorico.
Pertanto, gli artisti presenti in questa mostra ci offrono la loro personale visione della realtà, le loro impressioni e le loro passioni che sono state immortalate sulla tela per sempre. Questi quadri narrano frammenti di cielo e scorci di vita, offrendo sincerità e portando con sé l’anima degli artisti. Sono opere che dimostrano la capacità di catturare le immagini non solo con gli occhi, ma anche con il pensiero, riflettendo la realtà apparentemente visibile a tutti, ma allo stesso tempo celata nella magia dell’esperienza umana, culturale e artistica di ognuno di loro.